05/02/2017 via dello Scalo 21, plenaria 11.00-18.00 (1 modulo)
Il carattere di un cohousing si misura e si plasma anche in funzione dell’atteggiamento dei suoi abitanti. E’ possibile che vi sia una comunità di abitanti molto impegnata all’esterno della propria abitazione o con incombenze di tipo lavorativo o familiare che non consentano al singolo di avere abbastanza tempo e risorse da dedicare in modo diretto ad un progetto di gestione degli spazi e delle attività comuni. Esistono poi inclinazioni naturali, tra chi ha un approccio molto pragmatico e propositivo, voglia e possibilità di fare in prima persona, con le necessarie competenze e grande entusiasmo. Esistono posizioni più passive e attendiste, che hanno necessità di un innesco per potersi attivare concretamente.
C’è un modello, quello della banca del tempo, che può essere applicabile in diversi modi, da quello più rigoroso (un’ora di un servizio vale un’ora di un qualsiasi altro servizio, in un rapporto diretto tra singoli) a quello meno diretto, che prevede un sistema di credito/debito generalizzato dell’intero progetto, secondo il quale ciascuno fornisce servizi e ne riceve direttamente dal progetto e non dal singolo. In ogni caso, questo modello, apparentemente paritario, probabilmente non sempre tiene conto del fatto che non tutti hanno la stessa quantità di ore da spendere in un giorno (famiglie con figli, turni di lavoro particolarmente pesanti o in orari particolari, ecc…). Per cui è possibile che qualcuno parta già in svantaggio rispetto ad altri.
Non esistono modelli precostituiti che funzionano meglio di altri. Tutto dipende dagli abitanti, dalla loro situazione personale, dalle loro esigenze e possibilità. La scelta della visione del cohousing determina immancabilmente la selezione dei partecipanti, guidata da un atteggiamento condiviso del progetto, che trova la sua espressione in modo chiaro (nero su bianco) in accordi di principio, accordi operativi e gestionali.
Alla luce di queste premesse, è il gruppo che stabilisce quanto sia necessario, per alcuni o molti aspetti di carattere gestionale, dover delegare ad esterni, o a degli incaricati al proprio interno, l’organizzazione del cohousing.
Ad esempio, chi si occupa delle pulizie ordinarie? Si delega ad un’impresa esterna a pagamento? Ci si organizza in turni che coinvolgano tutti gli abitanti a rotazione? Si trova una soluzione interna a pagamento o la si fa rientrare in una logica di banca del tempo? Qual’è l’approccio del progetto?
Chi si occupa delle piccole manutenzioni? Come si arrederanno gli spazi comuni?
In linea generale il progetto è votato più a delegare sulle questioni di tipo pratico e gestionale a degli esterni, prevedendo ovviamente una ricompensa economica, o pensa di poter gestire la maggior parte di questi aspetti al proprio interno?
E nel secondo caso, si è in grado di individuare competenze, risorse e modalità di suddivisione dei compiti che siano ritenuti equilibrati e corretti per tutti?
Pensiamo che la qualità della vita in un cohousing sia generata in particolar modo dalle iniziative di tipo conviviale ed intellettuale, o il nostro modello prevede anche attività di tipo lavorativo e di auto produzione utile al miglioramento degli spazi utilizzati da tutti?
Nessuna di queste domande ha una risposta univoca naturalmente, ma l’approccio alla risposta porta a scegliere modalità di condivisione non sempre coniugabili. La ricerca di questo equilibrio (continua e quotidiana) è un impegno di cui rendersi conto per evitare malintesi e contenere i conflitti.
La libera e produttiva iniziativa in un cohousing normalmente genera processi virtuosi di stimolo reciproco nel fare ed organizzare attività insieme da proporre a tutta la comunità.
E’ difficile che tutti possano fare tutto, per questioni di tempo, possibilità e competenze, ma ciascuno può ritagliarsi un ruolo e porsi come punto di riferimento per alcune questioni.
Anche le relazioni tra singoli abitanti saranno influenzati dalle specifiche affinità non solo caratteriali, ma anche relative ai campi di interesse, che potranno portare ad elaborare in piccoli gruppi proposte al resto dei partecipanti, in modo libero e disinteressato.
Nel caso di Porto 15 abbiamo accennato all’esigenza di affrontare alcune questioni relative all’immediato futuro del progetto, tentando di delineare delle possibili soluzioni. Proviamo ad elencarle di nuovo qui di seguito, auspicando un coinvolgimento dei partecipanti nella produzione di documenti e proposte.
Porto 15 resterà un edificio pubblico di proprietà di ASP. Gli inquilini corrisponderanno un canone d’affitto e pagheranno le spese di gestione direttamente ad ASP, col quale sottoscriveranno singolarmente un contratto d’affitto rinnovabile (della durata di 6+2 anni).
Tutti gli aspetti di carattere organizzativo e in parte gli aspetti di carattere gestionale saranno in capo agli inquilini, che dovranno in qualche modo strutturarsi e darsi un modello da seguire per condurre il cohousing, a partire dalla scrittura di un proprio regolamento (da sottoporre ad ASP per una opportuna approvazione).
Si ritiene opportuno ragionare di una Associazione di Abitanti? Quali sono i limiti e quali i vantaggi? Di chi sarebbero le responsabilità? Che alternative possono essere vagliate?
È stata elaborata una proposta per gli spazi esterni (cortile e capannone) che è stata condivisa ed inoltrata ad ASP a dicembre 2016. In attesa di una valutazione sul merito da parte di ASP e del Comune di Bologna, sarà necessario essere pronti a discuterne direttamente con i referenti istituzionali qualora ve ne fosse la possibilità o a fare ulteriori approfondimenti tecnici inoltrando richieste specifiche ai vari enti.
In questo anno di laboratori è stata prodotta una cospicua quantità di materiale in merito agli spazi comuni e alle attività che in essi potranno essere svolte, reperibile nella sezione laboratori del sito del progetto Porto 15. Sarebbe opportuno ed interessante elaborare una sintesi organizzata di quanto finora emerso, sotto forma di progetto, proposta, documento da condividere con tutti i partecipanti.
Uno dei temi sfiorati ma non ancora discussi nello specifico durante i laboratori è quello degli avvicendamenti nel tempo nel cohousing.
È evidente che una volta preso forma, il progetto Porto 15 assomiglierà molto ai partecipanti al processo di formazione e costruzione del gruppo, e nel tempo avrà la sua evoluzione che oggi non possiamo prevedere in modo certo.
Ad ogni modo, è necessità espressa da molti quella di individuare un corretto criterio di gestire l’avvicendamento dei partecipanti nel tempo, in modo da riuscire a salvaguardare e a conservare per quanto possibile la natura del progetto, pur garantendo un corretto e fisiologico ricambio (anche per lo spirito pubblico dell’iniziativa).
In questo senso sarebbe molto utile interrogarsi su questo tema, tentando di portare all’attenzione dell’assemblea delle proposte da condividere anche con ASP e Comune di Bologna, e da integrare nel regolamento del cohousing.
Tentiamo di darci alcuni principi per strutturare delle proposte che possano essere complete, che evidenzino la motivazione e la natura della proposta stessa, che siano ragionate e caratterizzate da un sano pragmatismo e che abbiano un nome ed un cognome…
Le proposte dovrebbero avere:
Una volta giunti alla definizione di un documento di proposta che risponda alle caratteristiche sopra esposte, sarà possibile presentare la stessa in una riunione plenaria.
Possiamo rappresentare in questo modo la dinamica decisionale: