Formazione con Lucilla Borio (Ecovillaggio Torri Superiore)
Bologna, 21 e 22 maggio 2016
Vivere e collaborare con gli altri si rivela spesso difficile ma ci consente di raggiungere risultati che da soli non potremmo ottenere. La scelta di condividere spazi e tempi ci porta inevitabilmente a incontrarci/scontrarci, e l’energia generata dal contatto interpersonale può portare risultati positivi o sfociare in un caos ingestibile. In questi due giorni di seminario affronteremo il tema del conflitto, e parleremo di come presentare proposte operative al gruppo e prendere decisioni in modo partecipato e costruttivo.
Sabato:
9.00 / 11.00 La sfida di vivere e lavorare insieme. Io e me stesso, il conflitto a livello interiore Io e gli altri, il conflitto a livello esteriore, la dinamica del rango
11.30 / 13.00 Visione, missione e accordi di base: importanza dei tre documenti fondanti14.00 / 14.30 Esercitazione pratica
14.30 / 16.00 Come presentare proposte al gruppo in modo corretto e costruttivo
16.30 / 18.30 Il processo decisionale: criteri, attori e fattori in gioco; dalla proposta alla decisione
Domenica:
9.00 / 11.00 Metodi decisionali a confronto: maggioranza, consenso e assenso. Cenni di sociocrazia.
11.30 / 13.00 Integrazione attiva con una sessione di World Cafè.
Due definizioni di conflitto:
Quindi abbiamo un disaccordo (un oggetto del contendere) e un disagio, ma da dove viene il disagio? Ne hanno parlato le religioni, con approcci diversi:
La prima delle Quattro Nobili Verità del Buddismo è la presa d’atto dell’esistenza della sofferenza.
Dio ricompensa i buoni in rapporto ai loro meriti e punisce i malvagi in rapporto alle loro colpe:
Ma perché il giusto dovrebbe soffrire?
Nel Libro di Giobbe si sottolinea l’impossibilità da parte dell’uomo di scrutare e comprendere il mistero divino. La sofferenza viene così collocata nell’orizzonte di un mistero imperscrutabile.
Noi cercheremo di scrutare nel mistero e nel dolore utilizzando tre terapeuti: Krisnhananda, Willi Maurer, Anastasia Miszczyszyn. La scelta di questi autori fa parte del percorso di ricerca di chi tiene questo corso, non è esaustiva ma solo indicativa.
Lo schema:
Il nucleo di meditazione dell’essere:
…durante l’infanzia in modo inconsapevole noi viviamo in questo spazio… man mano che usciamo dall’infanzia perdiamo inevitabilmente la connessione con questo stato.
Lo stato di vulnerabilità dell’essere:
… è la casa del nostro bambino ferito… Qui si trovano gioia, sesso, rabbia, tristezza, creatività e silenzio, che vanno e vengono a seconda delle situazioni diverse che il bambino attraversa. Quando la vulnerabilità è collegata con la fiducia… è un’esperienza di espansione e beatitudine. Ma senza fiducia la vulnerabilità porta la paura…
La nostra vulnerabilità è stata tradita… è adesso ricoperta da una coltre di vergogna e di shock… Ma sotto queste sensazioni ce ne sono altre… tradimento, dolore, rabbia e disperazione… Ognuno di noi ha sopportato questi due dolori – l’inadeguatezza e la privazione.
Lo strato protettivo:
Lo scopo di questo strato è quello di proteggere la nostra vulnerabilità… La nostra protezione cerca di trattenerci dal provare paura o dolore. E noi lo facciamo spostando l’energia altrove – nell’azione, nella distrazione, nei pensieri, nel dramma, nel sesso, nel cibo… Uno dei modi più efficaci per proteggere la nostra vulnerabilità è quello di adottare un ruolo… Ci siamo così identificati con la nostra protezione… (A tu per tu con la paura, Krisnananda)
Maurer ci dice che da molte generazioni siamo una specie con mancato imprinting. Questa prima ferita è alla base di comportamenti sociali disturbati.
“Obblighi d’amore” inconsci ci sospingono a vivere passaggi dolorosi non risolti dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Quando delle persone creano un gruppo che raccoglie una sfida alta, con grandi aspettative di cambiamenti e di miglioramenti nella propria vita futura, mettendo in campo ideali e grandi trasporti emotivi, vivono un’esperienza così travolgente che scuote profondamente le sfere emotive. Così come accade in una relazione di innamoramento e di coppia, delle sfere emotive profondamente scosse possono lasciare emergere disagi antichi, consci ed inconsci. Questi disagi possono derivare da problemi non risolti dalle generazioni che ci hanno preceduto, da mancato imprinting e da tradimenti della nostra fiducia vissuti durante la nostra vita di bambini.
È anche possibile che, se non cerchiamo in modo attivo modalità di azione e relazione che ci ricolleghino con le nostre emozioni rimosse, il nostro inconscio cerchi di reintegrare questo vissuto tramite il ruolo delle malattie e degli incidenti.
L’inevitabilità del conflitto è quindi la tesi di questa presentazione.
In una comunità/gruppo un conflitto non riguarda mai solo due persone, e normalmente si allarga a macchia d’olio. Per depotenziare e gestire i conflitti, è necessaria una disposizione interiore di ciascuno ad evolversi ed auto–educarsi ad una comunicazione più sostenibile.
Approccio al disagio
(vedi sotto)
Che cosa ci fa allontanare dalla nostra natura empatica? E che cosa permette invece ad alcune persone di rimanere collegate alla loro natura empatica?
Forum (esperienza ecovillaggi di ZEGG, Sieben Linden, Tamera e altri)
Metodo per esprimere e condividere la propria sfera emotiva in un’atmosfera di protezione e rispetto e in assenza di giudizi. In una seduta di Forum non si prendono delle decisioni pratiche.
Percorsi collettivi di ricerca
Percorsi individuali di ricerca Scelte di ricerca introspettiva e di terapia che esulano dal programma di questo modulo.
Approccio al disaccordo
Creazione dei documenti programmatici -‐ Ricerca di metodi decisionali orientati al consenso Facilitazione delle riunioni
Il cambiamento di percezione è un obiettivo fondamentale nella gestione costruttiva dei conflitti. Esso consiste nel cambiare il proprio e / o l’altrui punto di vista rispetto ad una determinata situazione fino a vedere le cose in modo significativamente diverso da prima (il processo che porta a tale risultato viene in genere chiamato “ristrutturazione cognitiva”).
Estratto da “La gestione nonviolenta dei conflitti” di Roberto Tecchio
www.autistici.org/azione/consenso/index.html
Uno strumento utile per la gestione del disagio e delle tensioni interpersonali è il “Consiglio di mediazione” formato da 5 persone: le due persone in conflitto, due amici scelti da queste persone, una quinta persona scelta dai due amici ed accettata dai due in conflitto. È la sede protetta per l’incontro a livello emotivo e la riapertura del dialogo in condizioni di sicurezza e creazione di fiducia. Applicando la comunicazione nonviolenta e il problem solving in 7 fasi è possibile avviare nuovamente uno scambio per depotenziare il disagio e fare luce sul disaccordo, nell’ottica di una gestione positiva di entrambi gli elementi di base del conflitto. È molto utile che i tre “arbitri” si incontrino prima per concordare le modalità di base della comunicazione. La sessione non ha un tempo stabilito, ma di solito dura circa due / tre ore.
Un elemento fondamentale della dinamica interpersonale è legato a un tema scottante e spesso considerato un tabù sia in gruppi egualitari sia nelle strutture gerarchiche: gli elementi di rango e privilegio. Rango e privilegio sono strettamente legati. Il privilegio è lo spazio che abbiamo a disposizione per essere noi stessi, la libertà di poterci esprimere, l’opzione di scegliere. Il rango è dato dalla somma di tutti i privilegi di cui godiamo. Ognuno di noi ha un rango in qualsiasi situazione si 8 trovi. Il rango non è fisso e immutabile, ma cambia continuamente a seconda del contesto in cui ci troviamo. Normalmente il rango è inconscio, e non siamo consapevoli di come esso agisce su di noi. Siamo abituati a una concezione negativa di rango e privilegio, intesi in senso “aristocratico”, mentre l’accezione data da Arnold Mindell è neutra, intesa nel senso di opportunità che si hanno a disposizione, di energia personale o semplicemente circostanze oggettive. E’ piuttosto l’abuso del potere o del rango che crea il conflitto.
Esistono quattro tipi di rango, divisi in due categorie: Rango esterno e rango interno.
Il rango esterno è a sua volta globale e sociale.
Il rango globale deriva dal paese e dal contesto in cui siamo nati, per cui abbiamo poche possibilità di modificarlo. Es. Colore della pelle, lingua madre, condizioni di salute alla nascita, sesso, tipo di passaporto, casta sociale.
Il rango sociale si riferisce al tipo di educazione, alla ricchezza, al lavoro, ed è possibile un’evoluzione nel corso della vita.
Il rango interno è psicologico e spirituale.
Il rango psicologico si riferisce a quanto una persona è centrata, ben strutturata psicologicamente, quanto è in grado di apprendere, evolversi, auto-guarirsi e relazionarsi in modo positivo con il contesto.
Il rango spirituale è la capacità di sentirsi parte di un tutto, di appartenere ad un contesto più ampio e onnicomprensivo, può concretizzarsi in una fede religiosa o politica, o una carica ideale molto forte.
Fattori di rango in gruppi ed associazioni di appartenenza: da quanto tempo siamo parte del gruppo? Quanto abbiamo investito economicamente? Siamo più giovani o più grandi degli altri membri? Siamo amici intimi / partner del “capo”? Siamo specialisti in temi di particolare interesse per il gruppo? ecc.
Come leggere i ranghi in noi stessi e negli altri:
Aspetto comportamentale: la persona di rango alto all’interno di un gruppo agisce tendenzialmente in modo rilassato, distaccato, non emotivo, esprime autostima, fiducia in se stessa sia a livello verbale sia con il linguaggio corporeo. Controlla i tempi, monopolizza la discussione, quello che dice ha un peso notevole anche se parla poco.
Le persone di rango basso esprimono mancanza di autostima, non controllano bene la comunicazione verbale, il loro linguaggio corporeo esprime insicurezza, hanno poco peso nel gruppo (sono quasi invisibili), accumulano frustrazione e rabbia repressa e se sono motivati a rimanere nel gruppo prima o poi colpiranno alle spalle quelli di rango più alto (anche con i pettegolezzi e le chiacchiere).
E’ normale e fisiologico che in ogni gruppo ci siano persone di ranghi diverso. Il problema viene dalla cristallizzazione dei ranghi e dagli abusi che ne possono derivare. Si deve cercare di creare una dinamica di circolazione dei ranghi e un livello di empatia relazionale. La persona di rango alto può (e dovrebbe) dare la possibilità agli altri di elevarsi e di condividere i privilegi a cui ha accesso, anche per “salvarsi la vita” e depotenziare i conflitti innescati da una gestione autoritaria del potere.
II documenti fondanti del gruppo possono contenere la Visione, la Missione, a volte gli obiettivi specifici a lungo termine.
Accordi di base: come comunichiamo tra noi e come lavoriamo insieme
Visione: il futuro comune che si vuole creare a livello ideale
Missione: che cosa si farà per crearlo in pratica
Obiettivi: pietre miliari a breve termine che ci si impegna a raggiungere
Verbali delle riunioni che registrano le decisioni prese man mano per realizzare quanto sopra
Per lavorare bene in riunione e raggiungere decisioni partecipate, ogni gruppo ha bisogno di adottare delle norme di comportamento condivise, chiamate spesso “accordi di base”. Gli accordi di base sono proposti e discussi in un momento comune e accettati da tutti i partecipanti. Sono il territorio comune entro cui tutti si sentono a proprio agio, una zona sicura e rassicurante.
Accordi minimi:
Altri accordi utili e consigliati:
La visione: Avere una visione comune significa innanzi tutto lavorare sull’identità del gruppo.
Una cellula è caratterizzata da un limite esterno che separa il sistema vivente – il sé – dall’ambiente circostante. (…) L’esistenza della membrana cellulare è una condizione imprescindibile per la vita della cellula, essa regola la composizione molecolare e in questo modo preserva l’identità della cellula stessa.
(Fritjof Capra, La scienza della vita).
Ogni civiltà vive su un’Idea, il concetto che fonda la sua identità unica, le sue passioni, i suoi sentimenti, il senso della sua missione e del suo destino. L’essenza vitale di ogni civiltà, quella sequenza di grandi periodi che definiscono e illustrano le fasi della grandezza, non è che una lotta appassionata per sostenere l’Idea contro la potenza del Caos. L’Idea consiste nei principi ispiratori e nello schema che riuniscono l’energia collettiva del popolo e creano un universo sociale ordinato.
(Jeremy Rifkin, “Economia all’idrogeno”)
L’assenza di una visione comune, che spesso si ripercuote sull’assenza di accordi chiari e condivisi, è una importante causa di fallimento dei gruppi. Il primo banco di prova di un gruppo è elaborare la visione, metterla per iscritto ed assicurarsi che tutti i membri del gruppo la sostengano.
La visione:
Esempio: “Un mondo che rispetti la diversità di tutti gli esseri viventi e che soddisfi le proprie necessità in modo sostenibile, vivendo in armonia con la natura e con lo spirito” (Comunità Nature’s Spirit, USA).
La missione (o Carta di intenti):
Esempio: “Creare una comunità residente in cui vivere e lavorare per espandere la propria consapevolezza vivendo in sostenibilmente ed in armonia con la natura e lo spirito. Questo ci permetterà di prestare servizio, condividere la nostre esperienze ed essere collegati con altri progetti a livello globale e locale” (Nature’s Spirit).
Il documento programmatico (gli obiettivi):
Esempio: “Acquistare ed avere una cura di una proprietà comune, un terreno che dia accoglienza in modo ecologico ad un gruppo di circa 50 persone; costruirvi un’infrastruttura autonoma e in grado di auto-mantenersi per soddisfare le nostre esigenze principali; costruire case, un punto di incontro per residenti e alloggi per ospiti usando metodi edilizi e fonti energetiche sostenibili”.
Una proposta è l’espressione della capacità di guida e della presa di responsabilità a livello personale da parte di ognuno dei partecipanti al gruppo. Trasmette a parole l’energia, la creatività e l’interesse personale di chi la presenta, ed è un elemento chiave del rango di ciascun membro. Presentare proposte è una capacità da perfezionare, e vale la pena di impararla per risparmiare tempo e fatica, sia a stessi sia al gruppo. Una riunione fluisce in modo costruttivo quando sono presenti: un Ordine del Giorno concordato che contiene proposte chiare, un buon facilitatore e molti partecipanti con un alto livello di motivazione.
Una proposta è:
Contenuti e sviluppo della proposta:
Abuso della procedura per la presentazione di proposte:
Le fasi della presentazione di proposte:
Il processo decisionale attraversa varie fasi e coinvolge molte più persone e fattori di quelli a cui pensiamo normalmente.
Questo modello è diviso in 3 fasi:
I passi 2, 3, 4 e 5 possono avvenire in qualsiasi ordine, e spesso è necessario ripeterne alcuni per poter giungere ad una decisione solida e ben ponderata.
I criteri servono come riferimento obiettivo ed aiutano il gruppo ad evitare scontri basati solamente sulle preferenze personali. Sono degli standard normativi, degli strumenti oggettivi di valutazione della decisione, spesso espressi in forma numerica o comunque quantificabili (quanto costa? In quanto tempo? In che percentuale? ecc). Essi garantiscono che la decisione finale soddisfi i requisiti di base e rende più facile sostenerla. I criteri stabiliti nel Passo 2 sono usati nel Passo 5 (“valutare le opzioni”) per valutare le alternative generate nel Passo 4.
Gli attori del processo decisionale sono tutte le persone interessate, attivamente o passivamente, dagli effetti della decisione presa. E’ importante avere presente chi sono le persone coinvolte e come potrebbero comportarsi nel processo decisionale o nella realizzazione della decisione presa:
I fattori del processo decisionale riguardano i diversi aspetti che influenzano ciascuno degli attori sopra menzionati.
interesse personale o politico | analitico, quantitativo | culturale, ideologico | intuitivo, irrazionale |
Guadagno economico | Statistico | Valori | Sogni |
Avanzamento professionale | Modelli matematici | Principi | Divinazione (Tarocchi, I Ching, rune…) |
Sviluppo professionale | Teoria delle probabilità | Credenze religiose | Oracolo |
Preferenza individuale | Analisi costo/benefici | Tradizioni locali | Oroscopo |
Pressione dei pari | Simulazioni | Fede politica | Messaggi del corpo |
In base a questo principio in sede di votazione prevale l’opzione che ha raccolto la maggioranza di consensi. E’ uno dei capisaldi della democrazia rappresentativa e di alcune forme della democrazia diretta, anche se non sono solo i sistemi democratici ad utilizzarlo e, di converso, anche nei sistemi democratici non tutte le decisioni collettive vengono prese in questo modo.
Il principio di maggioranza è adottato da organismi di ogni tipo, comprese le assemblee parlamentari, e per l’elezione di rappresentanti o l’assunzione diretta di decisioni da parte del corpo elettorale o di altre collettività (ad esempio, i membri di un’associazione). In tutti questi casi, secondo il criterio adottato delle norme che regolano la votazione o l’elezione per stabilire quando la proposta è approvata o il candidato eletto, si possono avere diversi tipi di maggioranza: relativa, semplice, assoluta o qualificata.
Maggioranza relativa: un’opzione ottiene la maggioranza relativa se ha un numero di voti superiore a quelli ottenuti da ciascun’altra opzione nella stessa votazione. A volte comporta due turni di votazione (primo turno e ballottaggio).
Maggioranza semplice: un’opzione ottiene la maggioranza semplice se ha un numero di voti superiore alla metà del numero totale di votanti. Se le opzioni su cui si vota sono solo due, quella che ottiene più voti ne avrà senz’altro più della metà, sicché maggioranza semplice e relativa coincidono. Non conteggia gli aventi diritto che non esercitano il diritto di voto, anzi la loro assenza abbassa il quorum.
Maggioranza assoluta: un’opzione ottiene la maggioranza assoluta se ha un numero di voti superiore alla metà del numero totale degli aventi diritto al voto. Se tutti coloro che avevano diritto al voto lo hanno esercitato, maggioranza semplice e assoluta coincidono.
Maggioranza qualificata: un’opzione ottiene una maggioranza qualificata se ha un numero di voti uguale o superiore ad un quorum superiore alla metà del numero totale degli aventi diritto al voto (3/5, 2/3, 3/4 e 4/5) oppure ad numero minimo di voti da raggiungere. Viene solitamente utilizzata per decisioni di particolare importanza e che richiede un ampio consenso: modifica delle norme fondamentali sull’organizzazione e il funzionamento di un ente, come le costituzioni e gli statuti.
È una alternativa al processo decisionale a maggioranza, considerata come un metodo competitivo piuttosto che cooperativo, che incasella il processo decisionale in una dicotomia “vinci/perdi” ed ignora la possibilità del compromesso o di altre soluzioni reciprocamente vantaggiose. Al contrario, gli oppositori di questo metodo sostengono che la regola della maggioranza porta ad una migliore prassi di deliberazione rispetto a quelle alternative, perché richiede ad ogni membro del gruppo di proporre argomentazioni che facciano appello ad almeno la metà dei partecipanti e quindi incoraggia la creazione di coalizioni.
La regola della maggioranza è spesso percepita come alienante e come una sottrazione di potere, perché sottopone coattivamente una minoranza ad aderire alla posizione di una maggioranza. I fautori del consenso spesso sostengono che questa “tirannia della maggioranza” aggrava il problema della parzialità e può ridurre la coesione del gruppo e l’efficacia delle decisioni.
I sostenitori del metodo del consenso spesso affermano che la decisione a maggioranza riduce l’impegno di ogni singolo decisore all’interno del processo decisionale. Coloro che aderiscono ad una posizione di minoranza possono sentirsi meno impegnati a partecipare all’elaborazione di una decisione e sentirsi deresponsabilizzati riguardo alla decisione presa dalla maggioranza. Il risultato di questo impegno ridotto, secondo molti fautori del metodo del consenso, predispone potenzialmente la minoranza a non difendere o ad agire in favore della decisione presa dal gruppo.” (Wikipedia)
Assunto di base:
Ogni persona ha una parte importante della verità! (Società Religiosa degli Amici, Quaccheri)
Valori fondanti:
rispetto reciproco, fiducia, cooperazione, non-‐violenza, buona volontà, lealtà, verità, amore per la diversità, responsabilità condivisa.
Affinché il metodo funzioni bene sono necessari sei elementi di base:
Processo decisionale:
Bloccare: questa posizione evita che si la proposta vada avanti, almeno per il momento. Bloccare una decisione è una cosa seria che si fa solo quando si crede realmente che accettare la proposta implichi una violazione dei valori, dell’etica o della sicurezza del gruppo; non si può bloccare per gusti personali o motivi egoistici. Ogni blocco va spiegato chiaramente al gruppo.
Stare da parte: una persona sta da parte quando a livello personale non può appoggiare una proposta, però sente che sarebbe bene se il gruppo l’adottasse. Star da parte è prendere una posizione di non partecipazione per principio, che assolve la persona da qualsiasi responsabilità nella presa della decisione.
Dare il consenso: Quando tutti i membri del gruppo (eccetto chi sta da parte) approvano una proposta, si è raggiunto il consenso. Dare in consenso a una proposta non implica necessariamente che si apprezzi ogni suo aspetto, però implica che, a parte i punti in disaccordo, si è disposti ad appoggiare la decisione, a prendere parte attiva e rimanere solidali con il gruppo. Una decisione presa per consenso può essere cambiata solo attraverso un’altra decisione presa per consenso.
La Sociocrazia ebbe origine a metà del XIX secolo, e fu creato dal filosofo francese Auguste Comte, lo stesso che sviluppò la sociologia (lo studio delle persone in gruppi sociali). La radice della parola sia per “sociologia” sia per “Sociocrazia” è il termine latino “socio” il che significa associato o compagno. Il suffisso “-‐ologia” significa lo “studio di” come in archeologia, psicologia, ecc. Il suffisso “-‐ocrazia” significa “governare”, quindi il governo dei soci, dei compagni. La moderna Sociocrazia è stata sviluppata da Gerard Endenburg come metodo per gestire la sua azienda di materiali elettrici ed è applicabile a qualsiasi organizzazione. Negli Stati Uniti viene insegnata in corsi universitari in diverse facoltà: economia e commercio, scienze politiche, storia e sociologia.
La Sociocrazia è allo stesso tempo:
Non si limita ad una dichiarazione di valori ideali – come libertà e l’uguaglianza – o al diritto all’autodeterminazione delle persone o dei gruppi, ma va più in profondità: si tratta di un metodo pratico di organizzazione sociale. A differenza della democrazia, che è tradizionalmente basata sulla regola della maggioranza, la sociocrazia si basa su principi e azioni che guidano la messa in pratica di questi valori etici e ne garantiscono il rispetto.
…La Sociocrazia è un approccio sistematico e globale per progettare e governare un’organizzazione. E’ sia gestione sia struttura, e può essere utilizzata in organizzazioni pubbliche, private, in imprese commerciali e nel settore no-‐profit. Sottolinea l’inclusione e la cooperazione al fine di migliorare le prestazioni e aumentare l’armonia, l’efficacia e la produttività… Si basa sulla convinzione e sull’esperienza che le persone che si conoscono e lavorano insieme sono più propense a prendere decisioni valide per se stesse di quanto lo sia un vasto e lontano gruppo di elettori o legislatori. La Sociocrazia garantisce la creazione di una società in cui libertà e uguaglianza sono determinate dalle persone che hanno un ruolo attivo nella creazione di una democrazia più profonda.
Le decisioni politiche sono accordi su come utilizzare le risorse di un’organizzazione o di un governo, che ruoli ricopriranno le persone, come sarà eseguito un lavoro, come definire gli standard di qualità, ecc. Queste decisioni sono delegate ai gruppi più direttamente interessati. Tutti i gruppi presenti in un’organizzazione prendono decisioni politiche.
Il principio dell’assenso significa che le preoccupazioni e le obiezioni di ciascun membro su una decisione che lo riguarda direttamente devono essere risolte prima che essa possa essere attuata. L’assenso è raggiunto quando “non ci sono obiezioni gravi”. Dare il proprio assenso non richiede l’unanimità, né totale accordo o approvazione. Significa che si dà l’assenso a procedere come proposto e si sostiene la decisione. L’obiettivo è quello di andare avanti con la migliore azione disponibile al momento.
Richiedere l’assenso assicura che una decisione sarà sostenuta da tutti fino a quando non vi sarà un valido motivo per modificarla in base all’esperienza o cambiamenti nelle condizioni. Tutte le decisioni sono riviste a scadenze regolari; come per i bilanci, non sono necessariamente in vigore per sempre.
I membri di una qualsiasi organizzazione sociocratica hanno la garanzia della propria capacità di determinare in modo collaborativo le condizioni di lavoro e di vita in qualità di cittadini, dipendenti, membri, vicini di casa o studenti.
(tratto ed adattato da What Is Sociocracy and Why Do You Need it? (Cos’è la Sociocrazia e perché ne hai bisogno?) http://www.sociocracy.info/about-sociocracy/what-is-sociocracy/
Le obiezioni devono basarsi su ragioni per cui una politica influenzerà la capacità di attuare la decisione: Una proposta che rende il nostro lavoro più difficile e diminuirà la nostra efficacia. La decisione di adottare un’azione che è in conflitto con lo scopo del gruppo. Un’obiezione deve affrontare lo scopo del gruppo e la nostra capacità di lavorare verso di essa.
Il consenso è richiesto all’interno del gruppo di mettere la politica in vigore. Non tutti devono acconsentire a tutte le decisioni.
Consenso e assenso
La Sociocrazia fa distinzione tra “consenso” e “assenso” per sottolineare che le decisioni non devono produrre necessariamente un “consenso” unanime. Le obiezioni che vengono presentate si basano sulla capacità di lavorare per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione. Un gruppo che lavora con l’assenso si pone queste domande: “è abbastanza buono per adesso, è accettabile? è abbastanza sicuro per poterlo mettere in pratica?”. Se la risposta è no, nasce un’obiezione che porta a modificare la proposta originale per ottenere l’assenso.
Il metodo del consenso applicato da molti gruppi è un processo di gruppo completo che utilizza una definizione di consenso vicino a quello dei Quaccheri. Sebbene venga formalmente definito ed insegnato in modo simile alla Sociocrazia, è spesso frainteso dai gruppi che lo usano e confuso con “accordo unanime” o con il prevalere di interessi personali.
In Sociocrazia l’assenso è un metodo decisionale applicato all’interno di uno schema di governo sofisticato, in grado di sorreggere una struttura organizzativa complessa.
Espresso in termini semplici, il cofondatore del “Sociocratisch Centrum” Reijmer ha riassunto la differenza come segue: “Per il consenso, devo convincerti che ho ragione, con l’assenso ti chiedo se puoi convivere con questa decisione”.
Bang, Jan Martin (2010). Eco-Villaggi: Guida pratica alle comunità sostenibili. Come vivere bene in gruppo. Il Filo Verde, Arianna Editrice, Bologna.
Dethlefsen, Thorwald e Dahlke, Rudiger (1984). Malattia e destino. Il valore e il messaggio della malattia. Edizioni Mediterranee, Roma.
Harari, Yuval Noah (2012). Da animali a Dei, breve storia dell’umanità. Edizioni Bompiani Overlook, Milano.
Holmgren, David (2010) Permacultura. Dallo sfruttamento all’integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili. Il Filo Verde, Arianna Editrice, Bologna.
Krishnananda (1997). A tu per tu con la paura. Un percorso d’amore attraverso le relazioni dalla co-dipendenza alla libertà. Edizioni Urra / Apogeo, Milano (ripubblicato da Feltrinelli).
Krishnananda (2004). Uscire dalla paura. Rompere l’identificazione col bambino interiore. Edizioni Universale Economica Feltrinelli, Milano.
Maurer, Willi (2009). La prima ferita. L’influenza dell’imprinting sul nostro comportamento. Un percorso di guarigione. Terra Nuova Edizioni, Firenze.
Maurer, Willi (2009). Il senso di appartenenza. Alla ricerca delle proprie radici: un viaggio essenziale per una vita più intensa e consapevole. Terra Nuova Edizioni, Firenze.
Lietaert, Matthieu (2007). Cohousing e condomini solidali. Guida pratica alle nuove forme di vicinato e vita in comune. Editrice AAM Terra Nuova, Firenze.
Miszczszyn, Anastasia (2008). Il potere delle radici. Sciogliere i nodi del destino, amare e prosperare con la psicogenealogia. Edizioni Urra / Apogeo, Milano.
Olivares, Manuel (2010). Comuni, comunità ed eco villaggi. Edizioni Viverealtrimenti (ampliamento del libro del 2003 su scala europea e mondiale).
Rosenberg, Marshall (2003). Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla Comunicazione Nonviolenta. Edizioni Esserci, Reggio Emilia.
Scaglione, Daniele e Vergnani, Paolo (2000). Manuale di sopravvivenza al conflitto. Edizioni Full Vision e Amnesty International, Bologna.
Dahlke, Ruediger (2011). Ombra, apri la porta al lato oscuro della tua anima. Edizioni Macro, Cesena.
In Inglese:
Dawson, Jonathan (2006). Ecovillages: New frontiers for sustainability. Schumacher Briefing, Green Books Ltd. Totnes England UK
Jackson, Hildur and Svensson, Karen (2002). Ecovillage Living. Restoring the Earth and Her People. Gaia Trust and Green Books, Totnes England UK.
Leafe Christian, Diana (2003). Creating a life together. Practical tools to grow Ecovillages and Intentional Communities. New Society Publishers, Canada.
Mindell, Arnold (1992). The Leader as Martial Artist: An Introduction to Deep Democracy (1st ed.). San Francisco: Harper San Francisco.
Mindell, Arnold (1995). Sitting in The Fire: Large Group Transformation Using Conflict and Diversity (1st ed.) Oregon Lao Tse, Press Portland.
Metcalf, (William) Bill (2004) The Findhorn book of Community Living. Findhorn Press, Forres, Scotland UK.
Metcalf, (William) Bill (1996) Shared Visions, Shared Lives. Communal Living around the Globe. Findhorn Press, Forres, Scotland UK.
Walker, Liz (2005). Eco Village at Ithaca. Pioneering a Sustainable Community. New Society Publishers, Canada.
Alcuni siti web interessanti:
Global Ecovillage Network: http://gen.ecovillage.org/
Rete Italiana Villaggi Ecologici RIVE http://www.ecovillaggi.it/
Il Processo Decisionale Consensuale: Documentazione in lingua italiana – a cura di Roberto Tecchio http://www.autistici.org/azione/consenso/index.html
Metodo del Consenso http://www.utopie.it/nonviolenza/metodo_del_consenso.htm
“International Institute for Facilitation and Change” (ex “International Institute for Facilitation and Consensus”) http://www.iifac.org/index.php
Sociocracy, a deeper democracy http://www.sociocracy.info/